Il capro espiatorio del Ministro Cingolani

 

Leggo di un intervento del ministro alla Transizione Ecologica Cingolani, alla scuola di Formazione di Italia Viva, che accusa di oltranzismo certi ambientalisti. Prendo la frase dal sito del Fatto Quotidiano.

“Il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti, ideologici, loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati, se non facciamo qualcosa di sensato. Sono parte del problema. E spero che rimaniate aperti a un confronto non ideologico, che guardiate i numeri. Se non guardate i numeri rischiate di farvi male come mai successo in precedenza”

Ad essere pignoli si potrebbe rilevare una contraddizione logica nell’intervento del Ministro: prima dice che gli oltranzisti sono peggio della catastrofe climatica e subito dopo che sono parte del problema. Le due cose non stanno bene insieme. Ma ci sono cose più serie.

Il Ministro dice di guardare i numeri. Benissimo guardiamo i numeri, e facciamo confronti seri su questi numeri. Quali numeri? Iniziamo ad esempio dall'EROI del nucleare? Per dirne una. O vogliamo parlare della rilevanza delle riserve di idrocarburi sul nostro territorio? Sappiamo da decenni che i numeri non sono mai neutrali. A meno che non si parli del Peso Atomico degli isotopi del carbonio o della magnitudine di Alfa Centauri e dati simili. In particolare i numeri che hanno rilevanza economica, e quindi politica, sono sempre e soltanto di parte.

Secondo punto, il ministro non dovrebbe indicare una categoria generica di oltranzisti, ma specifici temi sui quali ci sono oltranzisti e in che modo questo oltranzismo si manifesta. Sono oltranzisti i comitati contro le trivelle o quelli contro le torri eoliche. O ambedue?

Terzo punto. Sull'industria automobilistica ci sarebbero molte cose da dire. C'è una certa prospettiva di espansione nel campo dei veicoli elettrici, ma non vedo la possibilità di sostituzione 1:1 con i veicoli basati sui motori a combustione interna (MCI), cioè non credo che i giovani di oggi vedranno un mondo in cui, a proposito di numeri, circolano, come ora, 1 miliardo e mezzo di veicoli elettrici che hanno sostituito quelli basati MCI. O addirittura 2 o 3 miliardi di veicoli, dato che idealmente anche cinesi e indiani (e altri) vanno in quella direzione. E per ora siamo 8 miliardi di persone. 

Quanto Litio, quanto Cobalto, quante terre rare ci vogliono per costruire batterie e motori elettrici per questa sterminata flotta di veicoli? Quello che posso immaginare, e in parte già vedo, è che i giovani di oggi si abitueranno, e si stanno già abituando, al car sharing e altre forme di trasporto che non prevede il possesso individuale dell'auto.

L'industria automobilistica, piaccia o non piaccia, è dunque destinata, come minimo, ad un pesante ridimensionamento. Certo ci potranno essere nuovi sviluppi tecnologici (quelli non si negano a nessuno dato che sono la Divina Provvidenza del XXI secolo), ma gli elementi della tavola periodica sono sempre quelli e, a proposito di numeri, la loro abbondanza è quella che è.

    Se nel 2050 si raggiungesse a livello globale metà dell’attuale media europea di circa 600 veicoli circolanti per 1000 abitanti, quindi 300 veicoli per 1000 abitanti in tutto il mondo (attualmente India 25/1000 e Cina 120/1000), per una popolazione di 9 miliardi di individui questo corrisponderebbe a 2,7 miliardi di veicoli totali. In questa ipotesi che già prevede una crescita limitata del parco veicoli nei paesi in via di sviluppo ed una riduzione nei paesi avanzati, vi sarebbe quasi un raddoppio del parco circolante. Se vogliamo ragionare sui numeri cominciamo a farlo su questi dati incrociandoli con quelli delle riserve di Litio, o di Cobalto ad esempio. Dato che confidare in nuovi sviluppi tecnologici non è ragionare sui numeri, ma aderire ad una fede.

              Quello di cui c’è bisogno è una politica industriale che governi il ridimensionamento di un settore che è stato importantissimo per un secolo e che volge al tramonto e, possibilmente, lo sviluppo di un altro settore, quello delle fonti rinnovabili di cui si sente un grandissimo bisogno. Settore che potrebbe assorbire almeno una parte del lavoro perduto in altri settori in crisi. Se si aspetta che la mano invisibile (equilibrio fra domanda e offerta istantanee) scopra i problemi di scarsità assoluta delle risorse siamo votati a crisi sempre più violente. Su questi aspetti quantitativi si dovrebbe ragionare. E non solo riguardo alla questione della mobilità.

             Ma non è questo il messaggio del Ministro. In realtà il messaggio è una minaccia: o ci lasciate lavorare per mantenere il più a lungo possibile il sistema in regime Business as Usual (BAU) o saranno guai seri. Non potendo più negare il problema dell’insostenibilità del BAU e non avendo alternative pratiche (e nemmeno teoriche) si preparano, non posso dire quanto coscientemente, a dare la colpa a qualcuno. L'ambientalista ideologico è un ottimo capro espiatorio. 

            Peccato che negli ultimi cinquant'anni gli ambientalisti, ideologici o meno, non hanno smosso di un millimetro la traiettoria catastrofica del sistema del capitalismo industriale globale trainato dal consumo. 

            E sfortunatamente questo è il vero problema.

Commenti

  1. Non è nemmeno "cambiare tutto affinchè nulla cambi" ma "fingere di cambiare tutto affinchè nulla cambi.O davvero, per esempio, possiamo credere che il cosidetto "Turismo Spaziale" rappresenti un simbolo di imminente salvezza collettiva?

    Vorrei sempre più finissimo in un grandioso planetario baccanale, ma dove tutti dovrebbero goderne e divertirsi, cosa che non dipenderebbe tanto da "Tutto l'Oro del Mondo" ma dalla consapevolezza che "L'Erba Voglio non cresce nemmeno nel Giardino del Re".

    Ma la tendenza mi pare sia di trasformare la vita umana in una immensa bolgia , dove pochissimi cercano di arraffare un residuo di vita paradisiaca, molti meno resistere in un rude purgatorio ed i restanti dimenarsi per sopravvivere ad una esistenza infernale.

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